LA LEGGE DELLO SPIRITO
CHE DI VITA IN CRISTO GESÙ
Dai «Discorsi» di sant’Agostino, vescovo: Disc. 155, 5-6
Il popolo ebraico celebrava la Pasqua con l’uccisione dell’agnello e con gli azzimi: questo era una figura dell’uccisione di Cristo, e gli azzimi significavano la vita nuova, senza il vecchio lievito, per cui l’Apostolo dice: «Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato!» (1 Cor, 7).
Il popolo ebraico celebrava quindi la Pasqua non ancora nello splendore della luce, ma nell’oscurità del segno; e cinquanta giorni dopo questa celebrazione, gli vien data sul monte Sinai la Legge scritta con il dito di Dio.
Viene la vera Pasqua ed è immolato Cristo, che opera il passaggio dalla morte alla vita. In ebraico infatti Pasqua significa passaggio, come dimostra l’evangelista dicendo: «Era giunta la sua ora, per Gesù, di passare da questo mondo al Padre» (Gv 13,1). Si celebra dunque la Pasqua: il Signore risorge passando da morte a vita, cioè fa Pasqua; e dopo cinquanta giorni viene lo Spirito Santo, il dito di Dio.
Ma considerate in che modo si celebrava prima e come si celebra adesso. Prima il popolo stava in lontananza, c’era il timore, non l’amore. Avevano paura al punto di dire a Mose: «Parla tu a noi, ma non ci parli Dio, altrimenti moriremo» (Es 20, I 9). Dio, dunque, scese nel fuoco sul Sinai, come sta scritto, ma ispirando terrore al popolo che stava in lontananza, e scrivendo col suo dito sulla pietra, non nel cuore.
Qui invece, quando venne lo Spirito Santo, i fedeli erano riuniti insieme. Non li spaventa dal monte, ma entra nella casa. All’improvviso si sentì, dal cielo un rumore come si levasse un vento impetuoso; vi fu rumore, ma nessuno si spaventò. Hai udito che ci fu rumore, vedi che ci fu anche il fuoco: poiché sul monte c’erano l’uno e l’altro, il fuoco e il rumore; ma lì c’era anche il fumo, qui invece un fuoco sereno.
Apparvero loro distinte, dice la Scrittura, delle lingue come di fuoco. Si posarono su ciascuno di loro e incominciarono a parlare le lingue come lo Spirito dava loro di esprimersi. Ascolta uno che parla in lingue e riconosci lo Spirito che scrive non sulla pietra, ma nel cuore.
Infatti «La Legge dello Spirito che dà vita» è scritta nel cuore, non sulla pietra; «in Cristo Gesù», nel quale è stata celebrata la vera Pasqua, «ti ha liberato dalla legge del peccato e dalla morte» (Rm 8, 2).
Inoltre il Signore dice per mezzo del profeta: «Ecco verranno i giorni, dice il Signore, nei quali con la casa d’Israele io concluderò un’alleanza nuova. Non come l’alleanza che ho conclusa con i loro padri, quando li ho presi per mano per farli uscire dal paese d’Egitto». Mostra poi chiaramente la differenza: «Porrò, dice, la mia legge nel loro animo. La scriverò sul loro cuore» (Ger 31, 31-32. 33).
Se dunque la legge di Dio è scritta nel tuo cuore, non ti spaventi dal di fuori, ma ti alletti dall’intimo. Allora, «la legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte» (Rm 8, 2).
padre Agostino